#MA Workwear
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mybeingthere · 3 months ago
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A great woodcut by Hungarian artist
István Csákány: Erecting (2008) in Ludwig Museum I have recently visited in Budapest.
The note in the museum:
"István Csákány found himself in the role of “worker” several times both during his years attending art school and afterwards. In order to make a living, he did manual labor at construction sites and renovations. This proved useful later, because knowing hands-on techniques was integral to creating some of his later work (e.g. oversized installation pieces), but it also proved meaningful in the sense that the experience gave him a sort of theoretical foundation to think about the current state of the working class and the worker, and to reflect on monuments erected in the past to commemorate the worker and their reading in a contemporary context. Csákány erected a public sculpture titled Monument to a Monument in 2008 in Žilina, Slovakia. The “base” of the statue is a gigantic, out-of-service lamp post that had been originally installed in the 1980s to illuminate an oversized intersection. The artist modeled the statue after himself, and commissioned a crane to hoist his slightly larger-than-life-sized likeness made of colored synthetic resin to the top of the lamp post. Dressed in workwear and wearing utility gloves, the figure holds a functioning solar panel above his head, and the renewable energy collected during the day is then used to illuminate the statue situated 20 meters above ground during dark hours. The woodcut was created based on a photograph documenting the installation process, and it captures the moment when the “real” workers grab the statue to make it stand on its feet. The background is a typical panorama of the outskirts of a Eastern European city: apartment blocks, overpasses, traffic signs – symbols of modernization and urbanization that have by now lost their sheen, which are themselves in some way monuments to the past regime. K.Sz."
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antoinesaisset · 11 months ago
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Le site web est disponible depuis samedi 2 décembre 2023 et c’est déjà un vrai régal de voir les premières commandes, de voir que du monde vient visiter le site et découvre mon travail. J’ai hâte de faire la seconde collection, tout va si vite et pourtant j’aimerais que ça aille encore plus vite. J’ai faim, j’ai plus le temps d’attendre faut qu’je plante ma tente ⛺️
#FashionWeek #CalvusMont #2028 #Hungry Gathered, Never distracted, Work : forever, everywhere, all day long 🫶🥲 #KindnessOverEverything#
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silviascorcella · 1 year ago
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MUNÈ: la camicia non è maschile se ha origami di dettagli
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“Sono un fantasista e anche un avventuriero: sono sempre stato uno che mette subito in atto un’idea, e direi che lo sono ancora oggi. Nel mio caso la curiosità vince la paura: credo che tutti gli incontri, le lotte e il sentimento di solitudine che avrai durante la sfida ti daranno più profondità come persona, e ti porteranno anche delle belle sorprese nella vita. Infatti, mai mi sarei aspettato che sarei diventato un fashion designer prima di venire in Italia”.
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La voce narrante appartiene a Munenori Uemuro, le sue parole gentili e consapevoli, assieme al nome che risuona di oriente, son già preludio del caleidoscopio pregiato che compone il mondo di stile che ha fondato, a cui ha dato una forma squisitamente personale e felicemente nuova. E a cui ha dato il nome MUNÈ.
Pare quasi la meta di un viaggio autentico e spontaneo, lungo nello spazio perché iniziato dal Giappone, terra e cultura d’origine di Munenori, e sorprendente nelle rivelazioni: perché lì la moda non era ancora nella sua vita.
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Al suo posto c’erano l’università di economia, il lavoro nel settore edile, e il richiamo dell’Italia iniziato dal gusto per la nostra lingua studiata nel tempo libero: “poi un giorno mi è venuta la voglia di sentire la vera lingua italiana parlata dagli italiani e ho deciso di lasciare la mia carriera per venire in Italia.
Sono arrivato in questo paese senza niente di deciso, e in una rivista di moda ho trovato un concorso di borsa di studio per lo IED, per curiosità ho participato e da li è iniziata la mia nuova vita.” Vita nuova che prosegue con 10 Corso Como durante gli studi e un ingresso importante nel fashion world, prima da Costume National, poi da Jil Sander by Raf Simons: “tutta questa esperienza ha costruito la persona che sono oggi, e sopratutto mi ha dato gli occhi per vedere la vera qualità”.
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Occhi spalancati sulla bellezza che nasce nell’essenziale, quelli di Munenori Uemuro, che al contempo sono costantemente affacciati sulla finestra dell’ispirazione, per coglierne ogni suggerimento che può tradursi in dettagli, l’anima delle creazioni: “sono sempre acceso, 24 ore su 360 giorni. Le ispirazioni si trovano ovunque in ogni momento, perciò devo sempre avere una penna e un foglio, anche mentre dormo. Il mio progetto moda si sviluppa attorno alla camicia: un capo semplice e basico ma difficile da disegnare, che richiede creatività ma anche precisione e conoscenza tecnica. Oltre alle forme do molta importanza ai dettagli: nella mia testa faccio sempre origami per creare nuovi dettagli interessanti.”
Ecco svelata l’essenza della bellezza in MUNÈ: la camicia, un capo senza tempo né allacci alle volubilità dei trend, bensì sublimazione indiscussa di quella metamorfosi intrigante che dal minimalismo funzionale dell’aspetto maschile sfuma nella sofisticatezza sussurrata dei dettagli di femminilità.
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Colei che la indossa è la donna che Munenori Uemuro non può essere, ma può vestire col suo womenswear: “sono un uomo, ma sono sempre geloso delle donne perché hanno una scelta più ampia per vestirsi. Ovviamente non riesco a vestirmi nel modo in cui vestono le donne, ma penso sempre ‘se fossi io, mi metterei…’ Sono un uomo e mi sono anche sposato, ma questi pensieri mi vengono molto naturalmente ancora oggi, perciò creare abiti per le donne è stata una decisione naturale per me: credo che esista la moda che può essere vista solo da occhi gelosi, e quella moda può essere creata solo da chi non la indossa nella realtà. Da questo nasce il mio approccio ‘real but not real’: penso alla vestibilità e alla funzionalità, ma non avrà mai lo stesso effetto che propone una designer donna”.
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Costei, per la collezione a/i 2019-20 si rivela nella sua identità di stile elegante, minimale, intrigante: è la “Lady in Munè”, vestita della camicia, certo, e della sua essenza che evolve in abiti e capispalla, dimostra la funzionalità del workwear, racconta i volumi plasmati dal background giapponese, rivela la raffinatezza femminile di arricciature e nastri.
E conferma che quegli occhi avvezzi alla qualità lo sono più che mai: questa è la prima collezione interamente made in Italy, eccellente già nei tessuti, dal prediletto cotone, così versatile, alla lana dall’appiombo elegante, ai dettagli in pelle o viscosa che giocano con i contrasti. E questo è solo l’inizio di un viaggio che profuma di unicità.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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houseofgerrard · 1 year ago
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fashionverse23 · 1 year ago
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"From Bombers to Blazers: A History of Iconic Jackets"
Jackets have been an integral part of human clothing for centuries, evolving from practical outerwear to fashion statements that define eras and cultures. Among the vast array of jacket styles, some have become truly iconic, leaving a lasting impact on the world of fashion. From rugged bombers to sophisticated blazers, let's take a journey through time to explore the history of these iconic jackets and their enduring influence.
1. The Timeless Trench Coat
The trench coat is a true testament to the timelessness of iconic jackets. Originating from military roots in the 19th century, the trench coat gained prominence during World War I when it was issued to British and French soldiers. Its name is derived from its use in trench warfare, offering protection against harsh weather conditions and functionality with its multiple pockets and durable fabric.
After the war, the trench coat seamlessly transitioned into civilian fashion, thanks to its flattering silhouette and water-resistant properties. Its classic design, complete with a belted waist and epaulets, has made it a staple in both men's and women's wardrobes. The trench coat exudes sophistication and elegance, making it suitable for various occasions, from casual outings to formal events.
2. The Legendary Leather Bomber Jacket
The leather bomber jacket of varsity wingdom , also known as the flight jacket, is a true symbol of rebellion and adventure. Originally designed for military aviators in the early 20th century, these jackets were crafted from durable leather to provide essential protection during flight missions. The bomber jacket's distinctive features, including a ribbed waistband, cuffs, and a fur-lined collar, ensured warmth and comfort at high altitudes.
After World War II, the bomber jacket found its way into popular culture and gained widespread popularity among civilians. It became a favored choice for motorcycle enthusiasts and rebellious youth, embodying a sense of cool and nonconformity. Even today, the leather bomber jacket remains an enduring fashion statement, often associated with the adventurous spirit and timeless style.
3. The Iconic Denim Jacket
The denim jacket's roots can be traced back to the 19th century when it was created as durable workwear for laborers, cowboys, and miners. Levi Strauss, the pioneer of denim jeans, played a crucial role in popularizing the denim jacket. Its sturdy fabric and functional design made it ideal for outdoor work and exploration.
As the decades passed, the denim jacket transcended its practical origins and became a symbol of counterculture movements and individuality. In the 1950s and 1960s, it was associated with rock 'n' roll icons like James Dean and Elvis Presley, further solidifying its position as a fashionable outerwear option. Today, the denim jacket remains a versatile and timeless piece, adding a touch of casual cool to any ensemble.
4. The Sophisticated Blazer
With its roots in 19th-century England, the blazer is the epitome of refined elegance. Originally worn by members of rowing clubs at the prestigious Lady Margaret Boat Club of St. John's College, Cambridge, the blazer was characterized by its solid-colored design and metal buttons. Its association with elite social circles and academic institutions contributed to its aura of sophistication and exclusivity.
Over time, the blazer became a symbol of class and refinement, adopted by various professional fields and integrated into both formal and casual settings. Its versatility allows it to be paired with dress pants, skirts, or even jeans, making it a quintessential item for creating polished and timeless looks.
5. The Classic Bomber Jacket
Distinct from the leather bomber, the classic bomber jacket, also known as the flight bomber or MA-1, has its origins in military aviation during the mid-20th century. Initially constructed from nylon for its lightweight properties, the bomber jacket became the standard issue for U.S. Air Force pilots and crew members. It was designed with a reversible feature, providing high-visibility orange on one side and a neutral color on the other to aid in rescue operations.
As military surplus items became popular, the classic bomber jacket entered civilian fashion, garnering a loyal following for its practicality and stylish appeal. Today, it is a favorite among streetwear enthusiasts and fashion-forward individuals, maintaining its status as a versatile and contemporary jacket.
Conclusion
From trenches to bombers, denim to blazers, the journey of iconic jackets is a reflection of our collective history and the evolution of fashion. Each style carries its unique story, shaped by practical necessity, cultural influences, and the human desire for self-expression.
These jackets have stood the test of time, transcending their utilitarian origins to become symbols of style, adventure, and individuality. As we continue to embrace the past while forging into the future, iconic jackets will remain an essential part of our sartorial landscape, inspiring new generations with their enduring allure and timeless appeal.
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tarditardi · 2 years ago
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"So Sexy" by Nico Heinz: il successo con Jaywork Music Group non si ferma!
Nico Heinz, all'anagrafe Nicola Quagliato, è un fonico e un dj di Radio Company impegnatissimo anche in studio di registrazione con tanti progetti e singoli di successo. "Per le produzioni House /EDM utilizzo lo pseudonimo Nico Heinz, mentre uso Mysticage per quelle Chill Out / Downtempo", chiarisce subito. Idee chiare, talento, nelle analisi va a fondo. Infatti, il successo social e non solo della allegra ed originale "So Sexy", pubblicata nel 2021 da WorkWear Record, è implacabile. Merito del talento di Nico, ma anche del lavoro di Jaywork Music Group di Luca Peruzzi e Luca Facchini, realtà che dal 1998 lancia nuovi talenti in Italia e non solo, abbracciando generi e stili musicali differenti attraverso una miriade di etichette discografiche specializzate, tra cui la appunto la Workwear. 
Ci racconti il tuo successo assoluto con Jaywork, ovvero "So Sexy"?  
"'So Sexy' è una traccia electro house che ho sviluppato con i miei collaboratori, Max Kuhn & Fabio De Magistris e Roberto Cipro.  Con Fabio De Magistris, mio collega a Radio Company, abbiamo modo di ascoltare assieme, ogni giorno, centinaia di canzoni, dagli anni 70 a quelle più attuali; quando Fabio scopre qualcosa di interessante, me lo segnala, e, assieme, cerchiamo di riprodurlo in studio, aggiungendo qualcosa di nostro".
Come è nato questo brano? 
É nato 2 anni fa quando, a causa del Covid, ero in isolamento. Passavo molto tempo nei vari social, quindi ho pensato di fare una canzone proprio per i social, per le ragazze e i ragazzi che si preparano per uscire davanti allo specchio o che ballano assieme. Con Max Kuhn, abbiamo elaborato un testo che catturasse proprio quello stato d'animo e ne è uscita "I wanna feel so sexy". Su suggerimento di Fabio De Magistris, l'abbiamo adattata a degli accordi in puro stile anni '80, ed infine il grande Roberto Cipro, come sempre, ha sistemato mixaggio ed equalizzazione".
Come è nato il tuo rapporto con Jaywork Music Group?
"Il rapporto con Jaywork Music è nato un anno prima di fare "So Sexy", in quanto avevano pubblicato due album di cover Chill Out che Max Kuhn ed io avevamo prodotto come Mysticage.  Poi un giorno, mentre Luca Peruzzi era negli studi di Radio Company, gli abbiamo fatto ascoltare il demo di "So Sexy" e lui ha creduto subito alla nostra idea di traccia per i social".
Vi aspettavate tanto successo? 
"Sinceramente sì, ero convintissimo che il ritornello fosse perfetto per i mezzi di comunicazione di adesso: Tik Tok, Facebook e Instagram. E Luca Peruzzi mi ripete in continuazione che "So Sexy" crescerà ancora molto". 
Che risultati ha avuto nel suo complesso?
"Su Tik Tok abbiamo superato da poco 11 milioni di visualizzazioni, su Spotify 600 mila e su Instagram 100 mila. Quando trovo un nuovo video sui social di qualcuno che balla o si trucca davanti allo specchio con " So Sexy" mi torna in mente il momento in cui ho avuto l'idea per questa canzone. Tutto ciò mi rende felice, perché è stata capita e apprezzata da moltissime persone, e questo è motivo di soddisfazione".
Quali saranno secondo te le tendenze musicali nel 2024?
"In radio ogni giorno arrivano centinaia di promo di ogni tipo. Le tendenze cambiano velocemente, le canzoni hanno una scadenza molto breve, quasi come una storia di Instagram o un video su Tik Tok e la gente si annoia in fretta. Nel tempo in cui "skippano" una storia, fanno lo stesso con una canzone. Questa cosa si ripercuote anche nei dj set: strofa, ritornello e poi si cambia velocemente per tenere alta l'attenzione, i brani oggi li facciamo così". 
Con che tipo di realtà o artisti collabori?
I miei collaboratori principali sono Max Kuhn, Fabio De Magistris, Roberto Cipro e Gazze (un talentuoso tastierista). Con loro ho avuto modo di fare molti remix per Steve Silk Hurley e lavorare con cantanti importanti come Inaya Day, Shena Winchester, Ce Ce Peniston e Jamie Principle. Inoltre, ho avuto modo di creare diverse tracce con Badvice Dj, cantate da artisti come Chris Willis, Flo Rida e Tara Mc Donald. L'ultima canzone prodotta con Badvice Dj, "All over me", è stata suonata da David Guetta, Sam Feldt e i Blasterjaxx".
C'è spazio lavorativo per chi vuole occuparsi di musica come produttore?
"Sì, decisamente! Adesso le possibilità sono molte di più rispetto ad una volta ma anche la concorrenza è maggiore. Basta aprire Google e cercare tutto ciò che il web può offrire; le opportunità si moltiplicano quando sai coglierle".
Che consigli daresti a un giovane producer / dj che sogna di vivere di musica dance?
"Per fare questo lavoro bisogna essere ossessionati e sempre concentrati all'obiettivo, senza mai perderlo di vista. Ogni volta che con i miei collaboratori finiamo una traccia cito sempre Adriano Celentano con questa frase: 'Il meno è fatto' perché, secondo me, avere l'idea, svilupparla in studio, provare i vari suoni, equalizzarla, masterizzarla, fare il video, è tutto abbastanza facile. E' il resto che è difficilissimo".
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audreyhepburnstyles · 7 years ago
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work day style by maggiec003 featuring a brown top
Marni brown top / Burberry mid length coat / Être Cécile wide leg trousers / Gianvito rossi pumps, $630 / Michael Kors shoulder handbag / Marie Mas rose gold amethyst ring / Felt hat / Kate Spade tech accessory / Woven shawl, $390 / Balenciaga glasses, $410 / Lime Crime lipstick / Blush / Bobbi Brown Cosmetics liquid eyeliner / Morphe false eyelash / Kate Spade dop kit, $76
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nunomalmeida · 4 years ago
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O Suéter de Tricô !!
O Suéter de Tricô !!
Som de Madonna – La Isla Bonita   O suéter de tricô masculino tem essa cara de roupa aconchegante, feita para ficar na tranquilidade, curtindo o frio, sem no entanto, sofrer por causa dele, então pode parecer estranho descobrir que a peça foi criada, originalmente, como um item de workwear. Mas quem iria sair para fazer um trabalho pesado usando uma blusa de lã fofinha? A resposta é ainda mais…
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fashionbooksmilano · 6 years ago
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Workwear
Lavoro moda seduzione
a cura di Oliviero Toscani, Olivier Saillard
Marsilio, Venezia 2009, 224 pagine, 304 ill a col, ISBN  978-88-317-9691-0
euro 34,00
email if you want to buy [email protected]
Tutto è moda. Tutto sottostà ai dettami della moda e anche l'abito da lavoro che indossiamo, per la maggior parte della nostra giornata, non è da meno. Con la straordinaria rivoluzione economica e sociale, che ha investito il mondo occidentale, anche la funzione dell'abito è mutata e non può che gridare ciò che facciamo, comunicare al mondo chi siamo. Negli ultimi anni il workwear ha conosciuto un'evoluzione continua sia nella ricerca formale e tecnica, sia nella progressiva codificazione, su scala mondiale, di mestieri e professioni in base ai relativi indumenti.Il libro attraverso una sorta di catalogazione di materiali prelevati direttamente dai vari ambiti lavorativi riflette su forme, usi e materiali. Catalogazione che s'intreccia con la moda e la sua ricerca, evidenziando quanta influenza hanno avuto gli indumenti lavorativi non solo sul fashion ma anche sul nostro modo di vestire contemporaneo.
Designer come #Allegri,#GiorgioArmani, Adeline André, #Agnès B, #WalterVanBeirendonck, #CommedesGarçons, #C.P.Company/Stone Island, Jean-Charles de #Castelbajac, DSquared2, #ChristianDior, Christian# Lacroix, Jean-Paul #Gaultier, Marithé e François Girbaud, #Hermès, #Krizia, #MartinMargiela, @Marni, Antonio #Marras, #MaxMara, #Moschino, #ThierryMugler, #Prada/Miu Miu, #PaulSmith, #Versace, #LouisVuitton, #YohjiYamamoto hanno saputo dare nuova identità e bellezza a elementi tecnici e funzionali, declinando in infinite varianti la semplice eleganza degli indumenti da lavoro.
Catalogo della mostra Firenze, 14 gennaio-8 febbraio 2009 Fondazione Pitti Discovery
orders to:     [email protected]
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balticbhp · 6 years ago
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Pamiętacie o #hellyhansenworkwear ? 💙🛒💙🛒💙🛒💙🛒💙🛒💙🛒💙🛒💙🛒💙🛒💙🛒 Doskonałe spodnie robocze ze stretchem tam gdzie go potrzebujesz ! Kto ma, zna, nosi ? #balticnation lecimy ze komentarzami :) https://balticbhp.pl/sklep/odziez-robocza/helly-hansen-spodnie-robocze-chelsea/ https://balticbhp.pl/sklep/odziez-robocza/helly-hansen-77401-spodnie-robocze-aker/ #balticbhp #workwear #workstyle #work #style #streetstyle #craft #tradie #workhardlookgood #thepremiumworkwearstore #robocze #lecimy #praca #grupapracewykonczeniowe #wear #ubranierobocze #wpracy #worker #handyman #styl #fashion #poznan #lubin #nowasol #polska #hustle #right (w: Europe/Warsaw) https://www.instagram.com/p/Bv1SbCaAU4V/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1hwznzeoaz2zl
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silviascorcella · 1 year ago
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Lucio Vanotti a/i 2018-19: teorema della geometria libera indossata
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La si potrebbe quasi definire una rivoluzione gentile: la strada che Lucio Vanotti percorre con le sue creazioni punta, infatti, imperterrita verso la direzione del cambiamento generoso, dello scardinamento di regole imposte che a volte serrano assai il ritmo della composizione creativa del sistema moda, ma anche il ritmo della composizione del gusto nel sistema del proprio guardaroba, e dell’allestimento estetico della nostra stessa immagine, noi che la moda la indossiamo con piacere grande misto a consapevolezza interiore.
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Una rivoluzione gentile perché percorre la sua strada quasi con fare silente: non c’è confusione nella maniera di Lucio Vanotti di proporre la sua visione concretizzata in collezioni sempre applaudite, bensì c’è l’invito garbato ad essere accompagnati ad esplorare un mondo squisitamente personale, costruito su pilastri solidi che hanno a che fare con la passione per filoni culturali, artistici e architettonici che hanno segnato le epoche. Passione che si unisce al talento sartoriale vero. 
I nomi aiutano di certo a comprendere meglio: quei pilastri, o punti cardinali immancabili, sono la rievocazione dell’aspirazione all’armonia perfetta del classicismo, del suggerimento dell’Architettura radicale a godere del piacere estetico che la composizione architettonica regala a tutto il mondo che ci circonda, della nettezza rigorosa del brutalismo che guida la mano a disegnare silhouette asciutte eppur eloquenti, della volontà purificatrice di un ascetismo ammantato di Oriente, ma intriso di una capacità poetica che ha le radici nel genio tipicamente italiano. 
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Quelle radici che gli consentono di mescere tali riferimenti in un punto di vista riassumibile in un motto parafrasato, e per questo perfettamente personalizzato: “Less is … freedom!”, ovvero il meno non è tanto questione di meglio, ma questione di libertà. Semplicità vuol dunque dire niente orpelli che distraggono, solo forme essenziali e funzioni efficaci da comporre, da sperimentare, con le quali giocare, da far fluire oltre i confini dei generi sessuali e delle scansioni stagionali. 
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Quello di Lucio Vanotti è dunque un elogio della sottrazione che si rinnova anche nella collezione a/i 2018-19: qui l’amore per il rigore delle forme che si esplicano nella funzione è allacciato alla dimensione dell’uniforme, nel suo essere un codice di appartenenza scritto nei dettagli solitamente composti secondo un razionalismo profondo, che per Vanotti è la materia prima da scardinare per spingere l’orizzonte della sua esplorazione ancora più in là. Verso dove? Beh, stavolta la rotta è segnata da un approccio ludico e matematico assieme: giocare con le caratteristiche tipiche dei filoni che han fatto della divisa il proprio manifesto, ovvero workwear e new wave, sportswear e postmodernismo, hip hop e razionalismo, e ibridarli con attenzione meticolosa. 
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Il risultato è una semplicità d’apparenza assai complessa nella sostanza: sfila dunque la geometria, con le linee quadrate delle giacche over, con la forma rettangolare delle camicie, con l’appiombo dritto dei pantaloni; ma sfila una geometria che da rigorosa muta ed evolve nei volumi aiutati dagli espedienti sartoriali, così che le linee rette diventano in profili tondi dei volumi gonfi dei k-way trasformisti in cappotto e mantello, dei bomber e delle felpe che cambiano la scala delle proporzioni e diventano capispalla. 
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Il metodo da seguire è il principio dell’accumulo: strati composti con saggezza, bilanciando ogni dimensione per lasciare spazio espressivo anche alla forza della palette cromatica: che dalla gentilezza delle tonalità neutre sale d tono e di brillantezza, fino ad elettrificare i classici basici con shot di fuxia, arancio denso, giallo intenso e blu vibrante.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
{ Photo Backstage via © wwd e © pibemagazine }
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houseofgerrard · 1 year ago
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Check out this listing I just added to my Poshmark closet: TALBOTS Black Wool Tweed Trim Jacket Blazer 2X.
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konradnews · 2 years ago
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WWS, a work uniform that looks like a suit, becomes the uniform of Toki Air, an airline in Niigata, Japan. MA-1s for mechanics are also sold to the general public.
WWS, a work uniform that looks like a suit, becomes the uniform of Toki Air, an airline in Niigata, Japan. MA-1s for mechanics are also sold to the general public.
Oasis Lifestyle Group’s “WWS” (workwear suits) has partnered with Toki Air, an airline based at Niigata Airport that aims to launch domestic flights, to develop uniforms for pilots, CAs, and mechanics. Toki Air is a new airline aiming to start domestic flights by the end of FY2022. employing ATR turboprop aircraft, Toki Air plans to open a route to Sado Airport, where scheduled flights have been…
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radfannight · 2 years ago
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Fall Outfit Ideas - workwear
#outfits The Anniversary Sale (aka X-Mas in July) brought us fav new jeans (AG, anyone?) cool orange pants, animal print & sweaters. Our Early Access haul — inside.
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mordiscos011 · 2 years ago
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Fôrno
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Quando conhecemos o Fôrno, foi por um motivo: o aclamado sanduíche de Pastrami, muito comentado nas redes. Era uma incógnita para nós, afinal, nunca tínhamos provado a tal carne defumada.
Seguindo pela Av. Consolação até a rua Cunha Horta no número 70, encontramos uma porta de metal preta bem discreta, que fica de cara para uma escadaria com um estilo clássico e um ar de mistério. Está feito, chegamos ao Fôrno.
O pequeno salão - que se encontra logo depois de subir a escada - é bem característico da nova onda de restaurantes que surgiram no tema um pouco mais “moderno”, muito aproximado do rústico e perto do underground, com grafites na parede, cabeças de animais penduradas, mesas de madeira bem próximas e uma boa visão da cozinha
Sentamos em uma mesa encostada na parede, na qual um dos assentos era estofado, em uma espécie de sofá. Um ótimo lugar no canto. De cara fomos atendidos por uma moça muito simpática que nos apresentou o cardápio e falou sobre como funcionava a casa.
Um detalhe bem bacana: todos os atendentes usavam um uniforme, no estilo workwear, da Dickies - conceito muito próximo do usado no Holy Burger que, inclusive, pertence ao mesmo grupo do Fôrno. Achamos que complementou ainda mais o ambiente e a imagem industrial que o restaurante passa. 
O Pastrami não era um item exclusivo de um lanche. A carne defumada está presente em diferentes pratos do restaurante. Óbvio que quando chegamos lá, tínhamos em mente o famoso sanduíche, mas, além dele, decidimos experimentar as variações do defumado junto com outros ingredientes. Na Pastrami Fries há a carne defumada acompanhada de batata frita, maionese, Sour Cream, páprica e uma gema de ovo na montanha de fritura. Você também encontra o Pastrami nas famosas coxinhas da casa
O cardápio do Fôrno é bem abrangente e oferece diversas opções, para vários gostos, inclusive. Você encontra sanduíches, pizzas, pratos prontos e sobremesas. Na parte de bebidas, é possível pedir desde uma coquinha gelada a uma carta de vinhos e coquetéis clássicos - no dia que fomos, o negroni estava muito bem feito, respeitando a ordem e a dosagem de mistura. 
Sobre valores, cada lugar atribui um valor pelo trabalho oferecido, alguns são maiores e outros menores e não cabe a nós do Mordiscos decidir se são válidos ou não. Os preços podem ser considerados salgados. Na época em que fomos os lanches variavam entre R$ 42,00 e R$ 85,00, enquanto as entradas custavam entre R$ 53,00 e R$ 98,00. Sobre a relação entre a quantidade e o preço, isso pode mudar de pessoa para pessoa, aí vai de você ir até o local para conhecer.
Caso seja aberto para experimentar coisas novas, novas misturas de ingredientes que podem, ou não, fazer sentido nenhum em sua cabeça ou, simplesmente, tomar um bom drink, o Fôrno pode atender a essas demandas. É um bom lugar para ir na companhia de amigos e familiares em momentos descontraídos. 
Você é livre para interações, faça-as com respeito. 
Até mais.
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safetyvestau · 2 years ago
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Hearing Protection | Filled Heavy Duty Sandbags
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